[“Leggo, per quanto è possibile, soltanto ciò di cui ho fame, nel momento in cui ne ho fame, e alora non leggo: mi nutro.”] (Simone Weil)
Da anni, molte delle persone che ho il piacere di incontrare nei miei seminari, mi chiedono consigli su libri o letture da affrontare per approfondire i concetti appresi durante le nostre sessioni.
Da anni stento a fornire una lista di titoli che costituiscano il canone ufficiale di tutto ciò che insegno a Limitless e altrove.
Penso che la fortuna più grande che abbia avuto nella vita sia stata quella di crescere in una libreria. Ho passato anni a vagare per gli scaffali, prima come figlio del proprietario, poi come “commesso” ma in definitiva sempre e già come fruitore.
Ho cambiato una quindicina di case e paesi negli ultimi trent’anni, e le mie venti casse di libri mi hanno seguito ovunque.
Umberto Eco era solito dire che i libri più importanti sono quelli che hai letto, ma quelli che hai comprato e devi ancora leggere.
I libri ti parlano anche quando sono chiusi.
I libri sono per la mente quello che il cibo è per il nostro organismo: lo nutrono, lo sostengono, lo sviluppano…lo intossicano, lo avvelenano, lo inquinano.
Quindi occhio alla dieta!!
Leggere un libro scritto bene, ricco di pensieri fini e di sintassi corrette aiuta le nostre reti neurali a sviluppare sinapsi nuove, itinerari di pensiero inesplorati. Naturalmente è vero anche l’opposto.
Consiglio vivamente di fare con i libri la stessa cosa che fanno in tanti con le etichette dei prodotti alimentari: guardare la provenienza, gli ingredienti, le qualità nutritive etc etc.
Ovvero: chi è l’autore, da che “mondo” proviene, che conoscenze espone, come scrive e via di seguito…
Ci sono tanti volumi con copertine sgargianti e titoli studiati solo per esser venduti (es: qualsiasi libro che ti promette un qualsivoglia risultato…).
Vanno considerati alla stregua di Mc Donald’s o Burger King: fanno male, punto e basta…
Passare un’ora a leggere “Il mondo come volontà e rappresentazione” di Schopenhauer o il “Fedone” di Platone e capirne solo mezza pagina è utilissimo. Lo so, è anche faticoso.
Deve esserlo: è segno che quello che stai leggendo sta obbligando la tua mente a formulare nuovi pensieri anziché riproporti pezzi di qualcosa che sapevi già.
Quando mi soffermo su un pensiero di Leopardi, un periodo di Proust o qualche pagina di Oscar Wilde… non solo faccio gustare alla mia mente sapori delicati e prelibatissimi, ma la abituo a riconoscere il bello e il buono.
Tra le tante dipendenze e abitudini a cui inconsapevolmente ci abbandoniamo, mi solletica l’idea di sviluppare – in questo 2019 appena iniziato – l’assuefazione al bello, al geniale, al profondo.… prometto che a breve comunque una pseudo lista la pubblico…😉